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ATTRAVERSO L’ATLANTICO IN PALLONE

Capitolo 1
Una sorpresa alla polizia canadese

“Hurrah!” urlano diecimila voci.
“Evviva il Washington!”
“Hurrah per Mister Kelly!”
“Mille dollari a chi ci tiene!” grida una voce.
“Siete pazzo Paddy?... Li perderete: ve lo assicuro io.”
“Duecento sterline!...” grida un’altra voce.
“Chi ci tiene?”
“Su chi scommettete?”
“Sulla riuscita della traversata!”
“Ecco un altro pazzo! Avete molte sterline da gettare in mare, Mister Holliday!”
“Le vincerò: Kelly attraverserà l’oceano e scenderà in Inghilterra.”
“No, in Spagna”, grida un altro.
“In Spagna o in Inghilterra, poco importa. Chi ci tiene a duecento sterline?”
“Le perderete, il suo pallone scoppierà.”
“E andrà a finire in fondo all’oceano.”
“Kelly è un pazzo!”
“Kelly è stanco di vivere!”
“No: è un coraggioso! Hurrah per Kelly! Viva il Washington!”
“Mille dollari che Kelly morrà affogato.”
“Duemila che il suo aerostato scoppierà sulle nostre teste.”
“Cento sterline che Kelly si fracasserà sulla spiaggia.”
“Mille che attraverserà l’oceano!”
“Accettate?”
“Sì...!”
“No... siete pazzi!”
“Hurrah per Kelly!”
Questi dialoghi, queste grida, queste scommesse, le une più stravaganti delle altre, si incrociano in tutti i sensi, si fanno ovunque. Yankee, canadesi, inglesi scommettono: con pari furore, sterline e dollari corrono dappertutto, mentre la folla si agita, si urta, si spinge, si schiaccia contro un grande recinto, rovesciando i policemen. che non sono più in grado di trattenerla, malgrado non risparmino i colpi di mazza, che grandinano sui più impazienti con sordo rumore.
Dalle prime epoche della sua scoperta, mai si era veduta tanta gente radunata sulle spiagge dell'Isola Brettone. Da tre giorni, battelli a vapore, barche a vela, scialuppe e lance rovesciavano su quelle sponde americane del Maine, del New Hampshire, del Vermont. del Massachusetts, del Delaware, del Maryland, del Connecticut e dello stato di New York, francesi e inglesi del Basso e dell’Alto Canada e dell’Isola di Terranova.
La piccola città di Sidney, capoluogo dell’Isola Brettone, era stata invasa dai primi arrivati: gli altri, malgrado la stagione fosse tutt’altro che mite, si erano accampati all’aperto, sotto tende improvvisate con coperte d’ogni specie, con vele, con stuoie, decisi a non andarsene prima di aver veduto ciò che li aveva attratti su quelle spiagge quasi inospitali.
Che cosa aveva potuto radunare colà, in sì breve tempo, quelle venticinque o trentamila persone? Una notizia emozionante, portata da tutte le linee telegrafiche del Canada e degli Stati Uniti dell’Unione.
Un uomo - un audace, secondo alcuni; un pazzo che era stanco di vivere e spendere milioni, secondo altri - aveva annunciato che stava per tentare la traversata dell’Oceano Atlantico in pallone! Non ci voleva di più per far accorrere all’Isola Brettone gli Americani e gli Inglesi, gli uni grandi amatori di spettacoli mirabolanti, gli altri grandi ammiratori delle audacie scientifiche.
Il nome dell’aeronauta che stava per tentare quella temeraria impresa, era noto negli Stati Settentrionali dell’Unione e nel Basso come nell’Alto Canada.
Ned Kelly, tale era il suo nome, era uno yankee puro sangue, nato a New Port, nel Connecticut. Ricco a milioni, solo al mondo, ardito, amante delle scienze, ingegnere di fama, da parecchi anni si era dato allo studio dell’aeronautica. Si diceva che volesse trovare il mezzo di dirigere i palloni: anzi aveva fatto parecchie ascensioni, recando seco degli apparecchi di sua invenzione, ma, a quanto pareva, con poca riuscita. Aveva quindi abbandonato quegli attrezzi, più di peso che di utilità, e si diceva che si fosse dato allo studio delle correnti aeree, volendo tentare un grande viaggio.
Si sapeva che da parecchi mesi faceva delle ascensioni sulle coste della Nuova Scozia e dell'Isola Brettone con un pallone frenato; poi egli era improvvisamente partito per New York, assentandosi per varie settimane.
Nei primi di aprile del 1878 il telegrafo annunciava che Ned Kelly avrebbe tentato la traversata dell’Oceano Atlantico, con un pallone di nuovo modello. Quella notizia commosse profondamente americani e canadesi.
Gli scienziati dei due paesi s’affrettarono a chiamare quell’audace impresa un suicidio; i giornali si divisero in due campi, l’uno a favore dell’ingegnere, l’altro contro; il pubblico, salvo poche eccezioni, chiamò quel tentativo una pazzia!... Pazzia, o suicidio, o buona riuscita, le persone meglio munite di denaro s’imbarcarono in massa chi sui piroscafi, chi sui velieri, chi sulle lance, e si portarono all’Isola Brettone. Tutti volevano assistere alla partenza della spedizione, quantunque i più fossero convinti di veder scoppiare quel nuovo pallone appena si fosse alzato e altri di assistere all’agonia dell’aeronauta e dei suoi compagni, se ne avesse trovati, perché non dubitavano che si sarebbero tutti annegati in mezzo all’ampio oceano.
Mentre gli aiutanti dell’ingegnere si preparavano a gonfiare l’aerostato, la cui enorme massa occupava una gran parte dell’immenso recinto costruito sulla spiaggia, a tre miglia da Sidney, e a disporre i sacchi di zavorra, le casse dei viveri, i barili d’acqua, le gomene, le ancore, ecc., gli americani, gli inglesi e i canadesi, seguendo la loro passione, scommettevano con furore. I più giocavano contro la riuscita dell’impresa: ma taluni, che forse avevano una grande fiducia nell’ingegnere o nel suo pallone, puntavano in suo favore, eccitando la più alta sorpresa o la più clamorosa ilarità.
A un tratto un grido echeggia:
“Silenzio!...”
Le urla, le risa, le discussioni cessano come per incanto, gli occhi di quei tremila spettatori si fissano in mezzo al vasto recinto, dove si stendono due enormi tubi, le cui estremità si prolungano da una parte verso un caseggiato, dove si fabbrica l’idrogeno, e dall’altra scompaiono sotto due enormi cumuli di seta, che cominciano ad agitarsi, come se sotto di loro s’introducesse una rapida corrente d’aria.
Un grido immenso scoppia da ogni parte: è un grido di stupore, che si converte subito in esclamazioni d’ogni genere e in discussioni animate. I dialoghi s’incrociano ancora da ogni parte.
“Chi ha mai visto un pallone di quel genere?...”
“Un pallone!... Ma sono due i palloni!...”
“A me sembrano due pelli di balena!”
“Che Kelly abbia trovato il modo di dirigere gli aerostati?...”
“L’ingegnere ci farà perdere le scommesse.”
“A vantaggio nostro che abbiamo scommesso per lui!...”
“By God!”
“Sapristi!”
“Hurrah!, Hurrah!”
Un alto grido scoppia da tutte le parti, e una carica di applausi frenetici rimbomba, coprendo i muggiti delle onde, che si frangono con furore contro la spiaggia, e le grida degli aiutanti.
Quei due ammassi di seta si sono distesi sotto la spinta dell’idrogeno che s’ingolfa attraverso i tubi, e le forme che assumono strappano a tutti grida di meraviglia. Non sono i soliti palloni, che sembrano fiaschi rovesciati: sono due fusi immensi, lunghi quasi quaranta metri, con un diametro di quindici al centro, che si alzano lentamente con un leggero ondeggiamento, tendendo le corde che gli aiutanti, in numero di trenta, tengono con mani robuste.
Al di sotto di quei due fusi, che rammentano le forme dei sigari avana, appeso a una lunga asta che occupa il centro dello spazio lasciato dai due aerostati, ma a una distanza di tre metri dal loro lato inferiore, si agita una specie di battello, lungo trenta piedi, già carico d’una infinità di oggetti, di pacchi, di sacchetti, di botti, di casse, ma costruito d’un metallo leggero e che si direbbe argento. Ancora pochi minuti e quell’immensa macchina spiccherà il volo sopra i flutti muggenti dell’Atlantico.
L’emozione degli spettatori è al colmo. Ognuno dimentica le scommesse e tiene gli occhi fissi su quei due palloni, che sempre più si gonfiano, mentre gli aiutanti eseguono delle manovre misteriose con certe pompe. Si direbbe che iniettino, nell’interno dei due aerostati, un gas speciale o qualche cosa di simile.
Ma quell’emozione prende enormi proporzioni quando si vede apparire l’ardito aeronauta, uscito allora dal caseggiato dove si fabbrica l’idrogeno.
E un bell’uomo sui trentacinque anni, di statura alta, slanciato, con la fronte spaziosa, gli occhi neri e lampeggianti, i lineamenti energici. Indossa un semplice costume di lana bianca ed è seguito da un giovane negro di diciotto o vent’anni, vestito come lui.
Un “hurrah” immenso scoppia: gli spettatori agitano pazzamente i berretti, i cappelli, i fazzoletti.
“Viva Kelly!”
“Viva il Washington!”
“Hurrah...Hurrah!...”
L’ingegnere, giunto in mezzo al recinto, fa spiegare sulla poppa di quell’imbarcazione argentea che deve servirgli da navicella, la bandiera stellata degli Stati dell’Unione, provocando da parte dei suoi compatrioti entusiastici evviva, poi con rapido sguardo esamina il suo magnifico apparecchio aereo, e volgendosi verso il pubblico, dopo aver reclamato con un gesto energico il più assoluto silenzio, dice: “Ho cercato, ma invano, un terzo compagno che mi segua in questo grande viaggio aereo attraverso l’oceano. Se qualcuno di voi si sente il coraggio di salire sul mio Washington, offro un posto.”
Un silenzio glaciale accoglie le parole dell'aeronauta: l’entusiasmo s’è estinto ad un tratto. Gli spettatori si guardano in viso l’un l'altro; ma nessuno emette un sì. Applaudire quel coraggioso, sta bene; ma accompagnarlo, continuer lo sull’oceano su quella macchina capricciosa in balia del vento, per perire forse nei flutti, è un altro affare!
Nessuno si sente in vena di morire per la scienza.
Kelly attende un minuto, poi balza nella navicella, seguito dal giovane negro, gridando: “Pronti al comando!...”
Ad un tratto un uomo si slancia attraverso la massa del pubblico, aprendosi il passo con spinte irresistibili, balza sopra il recinto e si precipita verso l’ingegnere, gridando: “Cercate un compagno: eccomi!”
La folla per un momento raffreddata, si riscalda come per incanto chi è quel giovanotto che osa affrontare la morte? Nessuno lo sa; ma deve essere un coraggioso, e gli audaci sono e devono essere ammirati. Gli “hurrah” prendono proporzioni tali da assordare; gli applausi scoppiano dovunque, tutti agitano i cappelli e i fazzoletti, tutti urlano, si agitano, si dimenano come ossessi.
Ma d’improvviso, mentre l’ingegnere sta per dare il comando di “Via tutti!” e i suoi trenta aiutanti stanno per abbandonare le funi, si odono delle grida di rabbia: “È lui!”, “Addosso, policemen,” “Prendiamolo!”, “Fermate!... Fermate!” Quindici o venti policemen, guidati da alcuni capi, si precipitano nel recinto, correndo verso il pallone, ma ormai è troppo tardi. Il vascello aereo, libero, s’innalza maestosamente, trasportando con sé l’ingegnere, il suo negro e quello sconosciuto, giunto all’ultimo momento.
“Scendete!” gridano i policemen, che sembrano furiosi. Uno di loro con un salto si aggrappa a una fune pendente dalla navicella; ma il vascello aereo, che deve avere una potenza ascensionale immensa, lo trascina con sé.
Il pubblico scoppia in una clamorosa risata. Lo sconosciuto però, che pare si aspettasse un simile colpo di scena, si curva sul bordo della navicella e taglia la fune con un rapido colpo di coltello, facendo capitombolare sconciamente l’agente di polizia, e rovescia sul capo degli altri un sacco di zavorra, accecandoli. Una guardia estrae il revolver e lo punta in alto; ma il pubblico, che s’è riversato nel recinto come una fiumana, glielo strappa di mano, per tema che guasti quella meravigliosa nave aerea. Un ultimo immenso grido riecheggia: “Hurrah! Hurrah per Kelly! Viva il Washington!”
I due palloni erano allora tanto alti che già parevano due sigari: si videro per alcuni istanti rasentare un grande nuvolone che si estendeva sopra l’oceano, poi sparire verso il nord, in direzione di Terranova.
Quasi contemporaneamente una rapida nave a vapore, un incrociatore della Real Marina, usciva precipitosamente da Sidney e si slanciava sulle tracce degli aeronauti.

 

 TRAVERSER L'ATLANTIQUE EN BALLON

Chapitre 1
Une surprise pour la police canadienne

"Hourra !" crient dix mille voix.
"Hourra pour Washington !"
"Hourra pour Monsieur Kelly !"
"Mille dollars à ceux qui se soucient !" crie une voix.
"Tu es fou, Paddy ?... Vous les perdrez, je vous l'assure."
"Deux cents livres ! ..." crie une autre voix.
"Qui s'en soucie ?"
"Sur qui pariez-vous ?"
"Sur le succès de la traversée !"
"Voilà un autre idiot ! Vous avez beaucoup de kilos à jeter par-dessus bord, M. Holliday !"
"Je les gagnerai : Kelly traversera l'océan et descendra en Angleterre."
"Non, en Espagne", crie un autre.
"Pour l'Espagne ou l'Angleterre, cela importe peu. Qui se soucie de deux cents livres ?"
"Tu vas les perdre, son ballon va éclater."
"Et il ira au fond de l'océan."
"Kelly est une idiote !"
"Kelly est fatiguée de vivre !"
"Non : c'est un courageux ! Hourra pour Kelly ! Hourra pour Washington !"
"Mille dollars que Kelly va mourir par noyade."
"Deux mille que son ballon va éclater au-dessus de nos têtes."
"Cent livres que Kelly va écraser sur la plage."
"Mille qu'il traverse l'océan !"
"Acceptez-vous ?"
"Oui... !"
"Non... tu es folle !"
"Hourra pour Kelly !"
Ces dialogues, ces cris, ces paris, les uns plus extravagants que les autres, se croisent, ils vont partout. Yankees, Canadiens, Anglais parient : avec une égale fureur, livres et dollars courent partout, tandis que la foule s'agite, se heurte, se bouscule, s'écrase contre une grande barrière, renverse les gendarmes, qui ne peuvent plus la retenir, bien qu'ils n'épargnent pas les coups de leurs massues, qui grêlent sur les plus impatients avec un bruit sourd.
Depuis les premiers temps de sa découverte, jamais autant de personnes ne s'étaient rassemblées sur les plages de l'île de Brettone. Depuis trois jours, les bateaux à vapeur, les voiliers, les canots de sauvetage et les lances affluent sur ces rivages américains du Maine, du New Hampshire, du Vermont, du Massachusetts, du Delaware, du Maryland, du Connecticut et de l'État de New York, des Français et des Anglais du Bas et du Haut-Canada et de Terre-Neuve.
La petite ville de Sidney, capitale de Bretton Island, avait été envahie par les premiers arrivants : les autres, malgré une saison tout sauf clémente, avaient campé en plein air, sous des tentes improvisées avec des couvertures de toutes sortes, avec des voiles, avec des nattes, bien décidés à ne pas partir avant d'avoir vu ce qui les avait attirés sur ces plages presque inhospitalières.
Qu'est-ce qui a pu rassembler ces vingt-cinq ou trente mille personnes en si peu de temps ? Des nouvelles passionnantes, transmises par toutes les lignes télégraphiques du Canada et des États-Unis de l'Union.
Un homme - un casse-cou, selon les uns, un fou qui en avait assez de vivre et de dépenser des millions, selon les autres - avait annoncé qu'il allait tenter la traversée de l'océan Atlantique en ballon ! Il n'en fallait pas plus pour que les Américains et les Britanniques, les premiers grands amateurs de spectacles étonnants, les seconds grands admirateurs de l'audace scientifique, affluent sur Brettone Island.
Le nom de l'aéronaute qui allait tenter cet exploit audacieux était connu dans les États du Nord de l'Union et dans le Bas et le Haut-Canada.
Ned Kelly, tel est son nom, est un Yankee pur souche, né à New Port, dans le Connecticut. Riche de plusieurs millions, seul au monde, casse-cou, amoureux des sciences, ingénieur de renom, il se consacre depuis plusieurs années à l'étude de l'aéronautique. Le bruit courait qu'il voulait trouver un moyen de diriger les ballons ; en effet, il avait fait plusieurs ascensions, apportant avec lui des dispositifs de sa propre invention, mais, semble-t-il, sans grand succès. Il avait donc abandonné ces appareils, plus lourds qu'utiles, et l'on disait qu'il s'était livré à l'étude des courants d'air, voulant tenter un grand voyage.
On savait qu'il effectuait depuis plusieurs mois des ascensions au-dessus des côtes de la Nouvelle-Écosse et de l'île Breton avec un ballon freiné ; puis il était parti soudainement pour New York, s'absentant pendant plusieurs semaines.
Au début du mois d'avril 1878, le télégraphe annonce que Ned Kelly va tenter la traversée de l'océan Atlantique, avec un ballon de conception nouvelle. Cette nouvelle a profondément ému les Américains et les Canadiens.
Les scientifiques des deux pays se sont empressés de qualifier l'audacieuse entreprise de suicide ; les journaux se sont divisés en deux camps, l'un en faveur de l'ingénieur, l'autre contre ; le public, à quelques exceptions près, a qualifié la tentative de folie ! Folie, ou suicide, ou succès, les personnes les mieux dotées en argent embarquèrent en masse, certains sur des bateaux à vapeur, d'autres sur des voiliers, d'autres encore sur des lances, et se rendirent à Brettone Island. Tous voulaient assister au départ de l'expédition, même si la plupart étaient convaincus qu'ils verraient ce nouveau ballon éclater dès son ascension, et d'autres qu'ils assisteraient à l'agonie de l'aéronaute et de ses compagnons, s'ils en trouvaient, car ils ne doutaient pas qu'ils allaient tous se noyer au milieu du vaste océan.
Pendant que les aides-ingénieurs s'apprêtent à gonfler le ballon, dont la masse énorme occupe une grande partie de l'immense enceinte construite sur la plage, à trois milles de Sidney, et à disposer les sacs de lest, les caisses de vivres, les barils d'eau, les ancres, etc..., les Américains, les Anglais et les Canadiens, suivant leur passion, parient furieusement. La plupart ont parié contre le succès de l'entreprise, mais certains, qui avaient peut-être une grande confiance dans l'ingénieur ou son ballon, ont parié en sa faveur, suscitant la plus grande surprise ou l'hilarité.
Soudain, un cri a retenti :
"Silence !..."
Les cris, les rires, les disputes cessèrent comme par enchantement, les yeux des trois mille spectateurs se fixèrent au milieu de la vaste enceinte, où s'étendaient deux énormes tuyaux dont les extrémités se prolongeaient d'un côté vers un immeuble où l'on produit de l'hydrogène, et disparaissaient de l'autre sous deux énormes piles de soie, qui se mirent à trembler, comme si un courant d'air rapide s'introduisait sous elles.
Un immense cri éclate de tous côtés : c'est un cri d'étonnement, qui se transforme bientôt en exclamations de toutes sortes et en discussions animées. Des dialogues continuent d'avoir lieu de part et d'autre.
"Qui a déjà vu un tel ballon ?..."
"Un ballon !... Mais il y a deux ballons ..."
"Ça ressemble à deux peaux de baleine pour moi !"
"Que Kelly a trouvé un moyen de diriger les ballons ?..."
"L'ingénieur va nous faire perdre nos paris."
"A notre avantage que nous avons parié pour lui ..."
"Par Dieu !"
"Sapristi !"
"Hourra !, Hourra !"
Un grand cri éclate de tous côtés, et des applaudissements frénétiques retentissent, couvrant le mugissement des vagues qui s'écrasent avec fureur contre la plage, et les cris des assistants.
Ces deux amas de soie se sont étendus sous la poussée de l'hydrogène qui inonde les tubes, et les formes qu'ils prennent suscitent des cris d'émerveillement chez tous. Ce ne sont pas les ballons habituels, qui ressemblent à des flacons renversés : ce sont deux immenses fuseaux de près de quarante mètres de long, avec un diamètre de quinze au milieu, qui s'élèvent lentement avec un léger balancement, en tendant les cordes que les aides, au nombre de trente, tiennent d'une main ferme.
Au-dessous de ces deux fuseaux, rappelant la forme des cigares de la Havane, suspendus à un long mât qui occupe le centre de l'espace laissé par les deux aérostats, mais à une distance de trois mètres de leur face inférieure, s'agite une sorte de bateau de trente pieds de long, déjà chargé d'une infinité d'objets, paquets, sacs, tonneaux, caisses, mais fait d'un métal léger qui ressemble à de l'argent. Encore quelques minutes et cette immense machine s'envolera au-dessus des vagues mugissantes de l'Atlantique.
L'excitation des spectateurs est à son comble. Tout le monde oublie ses paris et garde les yeux fixés sur ces deux ballons, qui se gonflent de plus en plus, tandis que des assistants effectuent de mystérieuses manœuvres avec certaines pompes. On pourrait penser qu'ils injectent, à l'intérieur des deux ballons, un gaz spécial ou quelque chose de similaire.
Mais cette excitation prend des proportions énormes lorsqu'on voit apparaître l'audacieux aéronaute, qui vient de sortir du bâtiment où l'hydrogène est fabriqué.
C'est un bel homme d'une trentaine d'années, grand, mince, avec un large front, des yeux noirs vifs et des traits énergiques. Il porte un simple costume de laine blanche et est suivi d'un jeune nègre de dix-huit ou vingt ans, habillé comme lui.
Un immense "hurrah" éclate : les spectateurs agitent follement leurs casquettes, leurs chapeaux, leurs mouchoirs.
"Longue vie à Kelly !"
"Longue vie à Washington !"
"Hurrah...Hurrah !..."
L'ingénieur, arrivé au milieu de l'enceinte, déploie le drapeau étoilé des États de l'Union sur la poupe de l'embarcation argentée qui doit lui servir de navire, provoquant les acclamations enthousiastes de ses compatriotes, puis d'un coup d'œil rapide il examine son magnifique aéroplane, et se tournant vers l'auditoire, après avoir exigé d'un geste vigoureux le silence absolu, il dit : "J'ai cherché, mais en vain, un troisième compagnon pour me suivre dans ce grand voyage aérien à travers l'océan. Si l'un d'entre vous se sent assez courageux pour monter à bord de mon Washington, je vous offre un siège."
Un silence glacial accueille les paroles de l'aéronaute : l'enthousiasme est soudainement éteint. Les spectateurs se regardent dans les yeux, mais personne ne dit oui. Applaudir le brave homme, c'est bien ; mais l'accompagner, le poursuivre sur l'océan sur cette machine capricieuse à la merci du vent, pour périr peut-être dans les vagues, c'est autre chose !
Personne ne se sent d'humeur à mourir pour la science.
Kelly attend une minute, puis saute dans le navire, suivi du jeune nègre, en criant : "Prêt à commander !..."
Soudain, un homme sprint à travers la masse du public, ouvrant sa foulée par des poussées irrésistibles, saute par-dessus la barrière et se précipite vers l'ingénieur en criant : "Cherchez un camarade : me voici !".
La foule, un instant refroidie, se réchauffe comme par magie Qui est ce jeune homme qui ose affronter la mort ? Personne ne le sait, mais il doit être courageux, et les audacieux sont et doivent être admirés. Les "hurrahs" prennent des proportions assourdissantes ; les applaudissements fusent de partout, tout le monde agite son chapeau et son foulard, tout le monde crie, s'agite, se trémousse comme un obsédé.
Mais soudain, alors que l'ingénieur est sur le point de donner l'ordre "Allez-vous-en tous !" et que ses trente aides sont sur le point d'abandonner les cordes, des cris de colère se font entendre : "C'est lui !", "Attrapez-le, policiers", "Attrapez-le !", "Arrêtez !". Stop !" Quinze ou vingt policiers, menés par quelques chefs, se précipitent dans l'enceinte, courant vers le ballon, mais il est maintenant trop tard. Le vaisseau aérien, libre, s'élève majestueusement, emportant avec lui l'ingénieur, son nègre et l'étranger, arrivé au dernier moment.
"Descendez !" crient les policiers, qui ont l'air furieux. L'un d'eux, d'un bond, s'accroche à une corde suspendue au navire ; mais le vaisseau aérien, qui doit avoir une immense force ascensionnelle, l'entraîne dans sa chute.
Le public éclate d'un rire retentissant. Mais l'étranger, qui semble s'attendre à un tel coup de théâtre, se penche par-dessus le bord du vaisseau et coupe la corde d'un coup de couteau, faisant tomber le policier par-dessus la tête des autres, les aveuglant. Un gardien sort son revolver et le pointe en l'air ; mais le public, qui s'est déversé dans l'enceinte comme un torrent, le lui arrache des mains, craignant qu'il n'endommage ce merveilleux vaisseau aérien. Un dernier cri immense retentit : "Hourra ! Hourra pour Kelly ! Longue vie à Washington !"
Les deux ballons sont alors si hauts qu'ils ressemblent déjà à deux cigares : on les voit pendant quelques instants frôler un grand nuage qui s'étend au-dessus de l'océan, puis disparaître vers le nord, en direction de Terre-Neuve.
Presque au même moment, un navire à vapeur rapide, un croiseur de la Royal Navy, sortait en trombe de Sydney et descendait en piqué à la poursuite des aéronautes.



 

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